
In questo articolo, L’Ultimo Uomo analizza la stagione dello scozzese e il suo impatto nella corsa al titolo del Napoli di Antonio Conte.
Scott McTominay è arrivato al Napoli in una fase particolare della sua carriera. A 28 anni aveva chiuso la sua migliore stagione realizzativa con la maglia del Manchester United, con 10 reti segnate fra tutte le competizioni. Eppure non godeva di grande stima. La nuova dirigenza e l’allenatore Erik ten Hag non gli hanno offerto un rinnovo del contratto che scadeva nel 2025, rendendo necessaria una sua cessione un anno prima per monetizzare.
McTominay non è stato cercato da club d’élite, o comunque da squadre che giocano la Champions League, ma dal Napoli, reduce da un decimo posto e con un grande bisogno di rifondare una squadra da capo attorno alla guida carismatica di Antonio Conte - e ai suoi, spesso ferrei, principi di gioco. La cifra, di 30,5 milioni di euro, è stata comunque consistente per un giocatore di 28 anni non distante dalla scadenza del suo contratto. Non era ancora chiaro, però, cosa aspettarsi.

Nel suo acquisto si potevano in realtà leggere, implicitamente, alcuni tratti che avremmo visto nel nuovo Napoli. Una squadra forte fisicamente, in grado di mettere sotto chiunque nei duelli, e che attacca affidando grandi responsabilità alle proprie mezzali.
McTominay è un mediano noto per la sua forza nei duelli e per la capacità di coprire grandi porzioni di campo. A Manchester era apprezzato più per le sue qualità intangibili che per quelle tangibili: il senso d’appartenenza, la generosità, l’essere spesso l’ultimo a mollare in una squadra in cui tutti sembrano mollare in fretta. Nel suo ultimo anno però aveva mostrato un’abilità negli inserimenti che aveva sempre avuto ma di cui si è sempre parlato poco. Conte evidentemente aveva questo, nella sua testa, quando ha deciso di portarlo a Napoli per sfruttare le sue qualità offensive come nessuno aveva fatto.


La sua importanza è cambiata dopo l’addio di Kvaratskhelia, che era una vorace fonte di gioco sul lato sinistro e permetteva a McTominay di essere meno coinvolto nella fase di risalita della palla. Il Napoli ha cambiato i suoi equilibri, esasperando ulteriormente il peso offensivo delle mezzali. McTominay ora deve aiutare il Napoli in una costruzione più diretta e verticale di prima. Frank Anguissa è stato avanzato di qualche metro, per affiancare McTominay nelle minacce aeree. Un’azione tipica del Napoli attuale è quella in cui gli esterni arrivano sul fondo e crossano per l’inserimento di McTominay e Anguissa a rimorchio, che con la loro fisicità e le loro abilità tecniche sono difficili da arginare. I due finiscono anche per mettersi in proprio, come è successo nei gol contro Fiorentina e Atalanta, entrambi segnati da McTominay su assist di Anguissa.

Come si vede da questi dati, McTominay primeggia per tiri e gol in Serie A, e anche per tocchi di palla in area avversaria. Solo Reijnders ha un impatto offensivo paragonabile, almeno fra i centrocampisti. Come detto, però, i gol e i numeri che lo certificano raccontano solo una parte della storia. Anche la pericolosità offensiva di Anguissa si nutre del peso gravitazionale di McTominay nei pressi dell’area avversaria. Per le difese è difficile gestire due distinte minacce di quel livello che arrivano da dietro, spesso in corsa e a fari spenti. Se la forza fisica è quella che balza all’occhio, soprattutto verso il finale delle partite, quando il Napoli sembra avere spesso più energia degli altri, è forse la dimensione tecnica a colpire maggiormente, di Scott McTominay.
Contro la Juventus l’azione decisiva della partita è arrivata al minuto 68, quando McTominay, più avanzato di tutti, ha ricevuto in area di rigore, e con l’esterno ha spostato il pallone da Locatelli, che ha commesso fallo. La velocità del controllo e del dribbling, per di più in una situazione in cui sembrava così fuori equilibrio, è stata sorprendente. Non avevamo mai visto questo footwork di McTominay in Premier League, questa capacità di giocare in spazi stretti.

Le qualità da incursore di McTominay si erano maggiormente viste con la maglia della Scozia, in Nazionale, dove Steve Clarke lo ha sollecitato per coprire le lacune di una squadra che non dispone di grande talento offensivo. Un bagaglio anche mentale, di consapevolezza, che McTominay ha iniziato a sviluppare all’inizio della scorsa stagione. In Serie A, però, a colpire sono anche le qualità tecniche in senso stretto - i suoi primi controlli, i dribbling nello stretto, gli assist - e in generale la precisione delle sue esecuzioni. Una qualità che rimane costante anche in situazioni di grande intensità atletica, visto l’enorme lavoro che le mezzali sono chiamate a fare, in fase difensiva e offensiva.
Dopo una vita a interpretare il ruolo del giocatore generoso e poco raffinato, in Italia McTominay si è lasciato indietro il passato, ricoprendo panni di un giocatore più leggero ed elegante, che forse a 28 anni non credeva di poter mai indossare.